Appunti di un’estate nonviolenta a cura di Mir-Mn Piemonte

Relazione campi estivi Mir-Mn Piemonte 2022

Da oltre 30 anni il Mir&Mn, -la sede locale del MIR di Torino insieme con quella del Movimento Nonviolento- è impegnata nel proporre ogni anno i CAMPI ESTIVI Mir-Mn.

 

Rivere di Cartosio (AL) 11 – 16 luglio 2022

“Nonviolenza e disabilità: togliere radici all’odio”

Si è conclusa sabato 16 luglio la settimana del campo estivo a Rivere di Cartosio vicino ad Acqui Terme, dal titolo “Nonviolenza e disabilità: togliere radici all’odio”, organizzato dall’associazione Vedrai e dall’associazione per la pace e la nonviolenza. Un campo impegnativo, ma sempre molto interessante, che ha visto, in questa edizione, anche la collaborazione di altri soggetti: con  il MASCI di Acqui Terme è stato possibile costruire un riparo dal sole, che soprattutto i ragazzi disabili hanno molto apprezzato,  con pali e corde in perfetto metodo scout; con Pro Natura di Alessandria si sono scoperte le pietre e gli alberi vicino al torrente Erro, che scorre in prossimità di Rivere. Alcune parole particolarmente importanti per Gandhi han consentito di ripensare alla nonviolenza, per vivere in modo essenziale, in armonia con il prossimo e la natura.

Il lavoro manuale al mattino è stato utile per ripulire il sentiero che porta al frutteto, per abbeverare i dodici alberi da frutto, piantati tre anni fa che hanno attecchito bene, ma la siccità mette a dura prova e per raccogliere aglio e cipolle sopravvissuti alla mancanza di pioggia.

Al pomeriggio è continuata la riflessione, iniziata nel campo estivo dell’anno precedente, su come si manifesta oggi l’odio  e  la ricerca di possibili rimedi per prevenirne gli effetti devastanti nella vita quotidiana e nella società. E’ un argomento molto attuale, che ha coinvolto i partecipanti, disabili e non, con diverse proposte.

Sono stati inoltre apprezzati i lavori dei quaderni multimediali prodotti durante l’anno dai ragazzi di Vedrai.

Infine c’è stata la commemorazione in paese di un amico di Rivere, scomparso improvvisamente lo scorso settembre, che faceva parte di Ekoclub; Bruno si era affezionato ai ragazzi disabili e aveva dato una grossa mano nella realizzazione del frutteto.

Oltre  agli otto iscritti, han partecipato in tempi diversi a questa bella esperienza, amici e compagni di classe che hanno aiutato alla realizzazione del campo: a tutti va un grande ringraziamento.

 

Pra’d Mill  31 luglio – 7 agosto

“Vogliamo vedere finestre o muri?” 

Dopo qualche anno di lontananza mi decido: telefono  e chiedo se c’è ancora posto… per fortuna la risposta è sì.

Ho visto sul libretto del campi che il formatore sarà Domenico (una garanzia), il luogo mi dicono sia splendido, la settimana si incastra perfettamente con gli altri impegni, l’argomento trattato è fra i miei preferiti (fondamentale in questi tempi difficili)… Che cosa volere di più?

All’arrivo la prima impressione è di essere in un luogo incantato, fuori dai ritmi “di giù”, lontano dalla frenesia e dagli orpelli che ci incatenano.

Una cosa però mi preoccupa … non c’è nessuna rete per i cellulari! Come faremo una settimana senza smartphone?!?

Pian piano arrivano tutti gli aspiranti “campisti”, ci si presenta, si inizia il bellissimo lavoro di “tessitura” che in una settimana creerà un gruppo coeso e affiatato.

La sintonia è palpabile fin da subito, tanto che la prima cena insieme, con il cibo condiviso che ognuno ha preparato e portato da casa per l’occasione, ha la stessa atmosfera di una cena di classe a vent’anni dalla maturità.

Ci sistemiamo nelle camere, distribuite all’interno del “castellotto” (edificio del XVIII secolo e prima abitazione dei due monaci trasferitisi nel 1995 da Lèrins a Pra ‘d Mill): tutto è curato e raffinato, pur nella sobrietà che si addice a un monastero.

Il giorno dopo inizia la nostra “routine” fatta di lavoro manuale al mattino (la nostra moneta di scambio con la comunità che ci ospita) e lavoro emotivo/cognitivo/relazionale al pomeriggio, con il laboratorio condotto da Domenico, il tutto intervallato dalle passeggiate mattutine o serali, alla ricerca della rete telefonica o di un bagno al fiume, dagli appuntamenti di preghiera con i monaci (per chi vuole partecipare) e dalla meraviglia dei pasti condivisi.

Man mano che i giorni passano la tela delle relazioni si infittisce e nascono anche alcuni conflitti, com’è normale che accada … materiale utilissimo da analizzare nel laboratorio pomeridiano!

Una settimana di campo MIR-MN a Pra ‘d Mill: silenzio e dialogo, lavoro fisico e interiore, disconnessi dalla rete e connessi gli uni agli altri come non capitava da tanto, troppo tempo.

Semi preziosi da portare a casa e far germogliare nella quotidianità di ognuno.

Paola Marchisio

 

Bettola (PC) 20 – 27 agosto

“Da me a te: scoprire se stessi per andare verso l’altro”

Iniziamo a dare un po’ di numeri: 12 partecipanti dai 10 ai 64 anni, provenienti per lo più dal Nord-Ovest ma anche da Palermo.

10 ospitanti (6 adulti più quattro ragazzini) che da poco più di un anno hanno fondato una “comunità intenzionale” per vivere insieme secondo la Via del Cerchio (portata in Europa da Manitonquat) e l’economia del dono, gestendo l’ex agriturismo all’imbocco del sentiero verso le Cascate del Perino.

Parecchie decine di viandanti affamati e incuriositi, che prima o dopo la gita si fermano per un caffè, una birra o un pasto frugale e quattro chiacchiere, scoprendo un diverso modo di vivere in armonia con sé, con gli altri e l’ambiente circostante.

Un cane, tre gatti e undici galline che razzolano felici all’aria aperta.

2 cataste di legna sistemate con pazienza e perizia per la stufa che darà tepore durante l’inverno.

Qualche cassetta di patate cavate dalla terra e altrettante di mele e pere raccolte sugli alberi e trasformate in marmellata.

Decine di deliziose torte dolci e salate e di succulenti piatti senza carne ma ricchi di verdure per lo più locali.

Una dozzina di ore di formazione, gestite dalle tre meravigliose donne ospitanti, che ci han fatto giocare e ritrovare la nostra parte bambina accanto alle diverse altre voci interiori.

Infine passeggiate nel bosco con abbondante raccolta di more, bagno nelle acque fresche delle cascate, momenti meditativi con mandala individuali e collettivi e pomeriggi/serate festose con falò, cena con delitto, balli popolari, giochi di gruppo e attività artistiche.

Per dare un’idea dell’atmosfera ecco le parole di Ivan, un giovane partecipante di Novara:

“Questa è stata la mia prima volta a un campo MIR ed è stata un’esperienza edificante.

Al momento dell’arrivo ho percepito lo sguardo rilassarsi mentre spaziava tra il verde delle colline e l’azzurro del cielo. La comunità ospitante ci ha accolto come dei vecchi amici ritrovati, difficile sentirsi estranei.

Le giornate sono fluite scandite dai lavori del mattino e i momenti di formazione pomeridiana. Durante questi momenti abbiamo riscoperto la creatività e imparato ad ascoltare: gli altri ma anche la nostra voce interiore e i nostri sensi. A fare da cornice a tutto questo le bellissime Cascate, che con la loro acqua sono un refrigerio per il corpo e lo spirito.

Le giornate iniziavano con un saluto in cerchio e si concludevano in un clima di calore e allegria tra passi di danza e partite a carte, sembrava proprio di essere in una grande famiglia.

A fine esperienza sono tornato a casa ricaricato di una buona dose di serenità e gratitudine, oltre che arricchito da una maggiore consapevolezza.”

Silvana Sacchi

 

Padenghe sul Garda 31 luglio – 7 agosto

“Alla ricerca di un nuovo umanesimo”

Ci sono persone oggi nel mondo che sono, per ciò che fanno, dicono e abbracciano, veri e propri punti di riferimento per la nascita di un nuovo umanesimo. Umanesimo di cui si sente forte il bisogno per continuare a danzare la vita. Soprattutto in un tempo come il nostro segnato dalla fatica del contagio, dalle guerre, da una Terra sempre più fragile e da una solitudine umana e collettiva sempre più diffusa.

Tommaso Bogliacino è un testimone di questo nostro tempo. Vive a Padenghe e nel campo Mir del 2022 è stato intervistato da amici che sulla sua esperienza hanno scritto un libro. Ci ha raccontato il valore dell’esistenza umana alla luce della gioia del Vangelo. Francesco Balbo e Rosanna Bertoglio hanno deciso di raccogliere e ordinare la vasta produzione di scritti di Fratel Tommaso, la cui vita è animata dall’esperienza di Charles de Foucauld.

In dodici, ma poi alla fine siamo diventati almeno quindici i partecipanti al campo presso l’Eremo di Betania svoltosi nella prima settimana di agosto 2022, in posizione panoramica sul Lago di Garda, ospiti di fratel Tommaso, una di quelle persone dallo sguardo buono che all’ingresso della sua cascina monastero, ha messo un cartello con su scritto: pace e gioia.

Sono le coordinate di tutta una vita, nella quale ha conosciuto persone di spessore, a partire da Zanotelli. Una vita spesa metà in missione in Tanzania e metà a studiare come fa il cielo a regalare felicità agli umani. Al campo sono intervenuti con una lezione su pace e nonviolenza anche gli scrittori giornalisti Laura Tussi e Fabrizio Cracolici.

Al campo l’accoglienza viene scambiata con il lavoro nel cascinale, nel pomeriggio e la sera ci si racconta, si cucina in autonomia, collettivamente si lavano i piatti, si puliscono i bagni. La scommessa è semplice, anche non conoscendosi si può andare d’amore e d’accordo e insieme, discutere, lavorare e diventare amici. Nessuna rigida organizzazione, ma non anarchia. Ognuno sa che deve fare la propria parte e che al benessere individuale deve anteporre il benessere di tutto il gruppo. E poi ci sono momenti che fanno parte della consuetudine del luogo come il saluto al sole e lo sguardo notturno sulle stelle.

Proprio nel momento in cui le tre grandi emergenze del cambiamento climatico, della guerra, della pandemia, fanno pensare ad un futuro pauroso, dal basso è nato con questo campo il tentativo di pensare e agire diversamente.

Adriano Arlenghi

 


Al Campo di Padenghe, Eremo di Betania, Laura Tussi e Adriano Arlenghi hanno fatto questa intervista a Fabrizio Cracolici

Molti intellettuali e attivisti parlano della possibilità di una “tempesta perfetta” nel senso che si portano come esempio l’ingiustizia, il cambiamento climatico, le guerre, la violenza, l’apocalisse nucleare.

 

Tussi e Arlenghi: Questi fenomeni negativi, o meglio queste minacce gravissime che incombono sull’umanità, stanno portando tutti verso una strada che molti considerano di non ritorno e questo pone una domanda, in quanto sussiste un pessimismo diffuso e dilagante. Vediamo molta gente, soprattutto giovani, che non hanno più fiducia nel futuro e cercano proprio di estrarre dalla vita quel poco di felicità possibile; estraggono speranza dal presente perdendo però completamente la dimensione del futuro con un senso di impotenza che è incredibile e questo genera nichilismo e solitudine e grande tristezza. Rispetto a queste istanze, Cracolici, sei più pessimista o sei più ottimista?

Cracolici. La realtà delle cose mi porterebbe ad essere pessimista.

Ma, se ci poniamo in una condizione di pessimismo, nulla potrà cambiare quindi non si può fare altro che investire nell’ottimismo e investire nelle azioni concrete e pensare e parlare a quelle realtà che sono le più coinvolte perché, purtroppo, noi, la nostra generazione e alcune generazioni hanno sbagliato.

Non siamo riusciti a raggiungere determinati obiettivi e determinati livelli di idealità scritti nella carta costituzionale, frutto di grandi sacrifici, di tanti morti, di stragi, lutti, guerre. Quindi dalle basi, dalle esperienze e dai sacrifici che ci hanno dato e donato le generazioni passate, voglio rivolgermi all’unico gruppo di persone che può realmente fare qualcosa: i giovani.

Sembra che i giovani siano sempre più, come si diceva appunto nella domanda, estraniati da questa realtà, ma al contrario sono molto attenti. È necessario aiutare i giovani; bisogna stare loro vicino e tenerli per mano. Occorre partecipare umilmente con quel piccolo contributo che noi siamo in grado di dare per la possibilità di attivarsi con le loro capacità ed energie, i loro mezzi, la loro creatività e cambiare questo pianeta. Come?

Noi vediamo i Fridays For Future, vediamo Extinction Rebellion: sono giovani che hanno capito tutto. La realtà non va bene. Hanno capito che qualcosa nel pianeta è in corto circuito e ci sta portando alla distruzione e stanno protestando. Però spesso li vediamo protestare, ma senza la piena consapevolezza di quello che è la gravità e di quello che sta succedendo chiaramente. Quando il sistema, il potere, a questi giovani permette la possibilità di parlare, questo è già indice che non li teme ancora al punto tale di doverli tacitare e bloccare, perché in questo momento i giovani protestano in modo generico e simbolico. Parlano dicendo: “Salviamo il pianeta, non abbiamo un piano B, smettiamo di inquinare”.

Ragazzi dobbiamo cominciare a fare i nomi. Chi sono questi grandi inquinatori? È necessario stimolare queste aziende e multinazionali e lobby di potere prima di tutto a smettere di inquinare in questa maniera. In seguito dobbiamo stimolare i nostri governi ad attuare politiche green, politiche di Ecologia e in questi momenti con i soldi che vengono stanziati dalla comunità europea non si sta pensando a investire in green e ad investire in risorse energetiche, si sta investendo ancora e sempre in armi e nucleare e questa è la contraddizione.

Ragazzi ascoltatemi il mio è un mettermi a disposizione vostra. Occorre andare da lor signori, da questi personaggi che fino adesso ci hanno raccontato che va tutto bene così e non è vero e dobbiamo dare le nostre motivazioni; dovete dare le vostre motivazioni.

Bisogna dire: “Signori il pianeta è uno e lo è anche per voi. Accumulate potere, accumulate ricchezze, ma quando il pianeta si esaurisce? Sappiate che se sparirà, sparirete anche voi. Cosa ve ne fate di quei soldi? cosa ve ne fate di quel potere?

Quindi facciamo una rivoluzione vera, sincera quella che è proprio rivolta a salvare questo pianeta. Cambiamo modalità. Cambiamo modo di ragionare. Rivolgiamoci alla terra con più rispetto perché la terra non è nostra, noi siamo figli di Madre Terra; quindi, ricordiamoci che noi non abbiamo nessun diritto, nessun possesso sulla terra, noi facciamo parte della terra come ne fanno parte gli animali, i vegetali, le piante e ogni singolo elemento fa parte di Madre Terra. Non dobbiamo essere arroganti: dobbiamo essere al servizio del pianeta e trovare il cambiamento. Quindi, giovani, diamoci da fare. Io sono ottimista.