L’impegno del Papa con gli ultimi

Papa Francesco, come profeta di Dio e dei poveri della Terra, anche oggi ha compiuto un gesto e ha pronunciato parole di solidarietà con gli ultimi: “gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea. Essi sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare”.

Domenica aveva richiamato l’attenzione sulle vittime delle stragi recentemente avvenute in Libia, Afghanistan, Mali, Burkina Faso e Niger, nazioni dalle quali emigra tanta gente.

Sei anni fa, il neo eletto Papa Francesco fece il suo primo viaggio fuori Roma andando a Lampedusa, al centro del Mare che unisce e divide l’Europa e l’Africa, un mare di tragedie e di morti, per i quali il Papa chiese di piangere. Disse: “Domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. … abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna”.

Dopo quella visita e dopo altri barconi affondati carichi di gente, il governo Letta attivò l’Operazione Mare Nostrum. Per un anno le navi della marina portarono in salvo migliaia di vite umane. Ora, non solo le istituzioni italiane soccorrono ben poco chi rischia la morte nel Mediterraneo, ma addirittura chi governa obbliga le persone e gli enti animati da buona volontà a smetterla di fare del bene, condanna chi lo fa, come fosse un criminale, da arrestare e multare, e confisca le navi di soccorso usate dalle ONG. E’ indecente questa politica tacciata per difesa della sicurezza. Di fatto chi la sostiene è indifferente verso chi soffre e anzi non vuole che altri siano generosi. Costoro, ahimè sono sempre più numerosi, forse perchè, come disse il Papa sei anni fa “La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri”. Ebbene costoro si giustificano dicendo che non si può accogliere tutti e che tanti non sono profughi per motivi gravi; ma dietro queste ovvietà c’è una logica egoistica, oltre che la mancanza sia di un’analisi integrale delle cause delle migrazioni e della miseria dei paesi del sud del mondo, sia di una prospettiva politica di superamento del divario tra ricchi e poveri.

Proviamo a metterci nei panni dei più poveri. Perchè è toccato a loro e non a me?

La regola d’oro di tutte le religioni e culture insegna a fare agli altri ciò che si vorrebbe che gli altri facessero a noi. Certo siamo tutti peccatori, ma almeno non esaltiamo il peccato.

Continuiamo invece a richiamarci alla Costituzione Italiana, alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,  all’amore, quale Gesù Cristo ha manifestato (come dice lo Statuto del MIR Movimento Internazionale della Riconciliazione), agli insegnamenti etici dei grandi maestri del passato e di oggi, come Papa Francesco, che ammiro e ringrazio per la forza con cui comunica lo spirito evangelico, la verità, la fratellanza, la nonviolenza.

8 luglio 2019

Pierangelo Monti, Presidente del MIR