Il MIR Italia contesta impegno militare europeo e l”economia di guerra’

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Comunicato stampa

Il M.I.R. Italia contesta le dichiarazioni belliciste di Charles Michel e di Ursula von der Leyen: impegno militare europeo ed ‘economia di guerra’

Il Movimento Internazionale della Riconciliazione – storica organizzazione pacifista italiana affiliata all’I.F.O.R. – esprime sconcerto e preoccupazione per il tentativo di trasformare il Consiglio Europeo in un ‘consiglio di guerra’, con l’ampliamento dell’impegno militare dell’U.E., non solo in termini di produzione bellica ma anche ventilando un’inquietante “strategia di prontezza”, che preveda un piano di emergenza per “preparare i cittadini al conflitto”.

«Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, non ha esitato a rispolverare il vecchio motto romano “Se vuoi la pace prepara la guerra”, auspicando che l’Europa produca più munizioni ed armi e aumenti la sua spesa per la difesa – ha dichiarato Ermete Ferraro, presidente del M.I.R. – Inoltre, assecondando l’invito proveniente dal vertice stesso dell’esecutivo U.E., Ursula von der Leyen, Michel ha ipotizzato con chiarezza il passaggio ad una “economia di guerra”, preparando i cittadini ad una prospettiva di difesa in chiave palesemente guerrafondaia».

Il M.I.R. Italia considera molto gravi queste dichiarazioni, che non fanno altro che inasprire i conflitti armati in atto, schierando l’Unione Europea su un terreno che tradisce i suoi stessi principi istitutivi. All’art. 3 del Trattato di Lisbona (2012), infatti, si dichiara che “L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli”, ed all’art. 5 è sancito che: “(L’U.E.) contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani […] e alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite”.

«Tali principi mal si conciliano con politiche apertamente belliciste, in cui la solidarietà è intesa come invio di armi ad un paese in guerra – ha commentato Ferraro – per cui, insieme alle altre organizzazioni pacifiste, denunciamo con forza queste gravi posizioni e ribadiamo il principio, etico ma anche costituzionale, del ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, riaffermando viceversa l’esigenza di sviluppare una modalità difesa non armata, civile e nonviolenta».

27 marzo 2024

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Press release

M.I.R. Italy challenges the bellicist statements of Charles Michel and Ursula von der Leyen: European military commitment and ‘war economy’

The Movimento Internazionale della Riconciliazione – a historic Italian pacifist organisation affiliated to the I.F.O.R. – expresses its dismay and concern at the attempt to transform the European Council into a ‘war council’, with the expansion of the EU’s military commitment, not only in terms of war production but also by ventilating a worrying ‘readiness strategy’, which envisages an emergency plan to ‘prepare citizens for conflict’.

“The president of the European Council, Charles Michel, did not hesitate to dust off the old Roman motto ‘If you want peace prepare for war’, hoping that Europe would produce more ammunition and weapons and increase its defence spending,” said Ermete Ferraro, president of the M.I.R., “Moreover, pandering to the invitation coming from the very summit of the E.U. executive, Ursula von der Leyen, Michel clearly hypothesised the transition to a ‘war economy’, preparing citizens for a defence perspective in a blatantly warmongering key”.

M.I.R. Italy considers these statements to be very severe, as they do nothing but exacerbate the current armed conflicts, sidelining the European Union on a ground that betrays its own founding principles. Indeed, Article 3 of the Lisbon Treaty (2012) states that ‘The Union shall aim to promote peace, its values and the well-being of its peoples’, and Article 5 states that: “(The EU) contributes to peace, security, the sustainable development of the Earth, solidarity and mutual respect among peoples, free and fair trade, eradication of poverty and the protection of human rights […] and to the strict observance and development of international law, in particular respect for the principles of the United Nations Charter”.

“These principles cannot be reconciled with openly bellicose policies, in which solidarity is understood as sending arms to a country at war,” commented Ferraro. “Therefore, together with the other pacifist organisations, we strongly denounce these dangerous positions and reaffirm the ethical but also constitutional principle of repudiation of war as a mean of resolving international disputes, reaffirming instead the need to develop an unarmed, civil and non-violent defence method”.

March 27, 2024

 

Allarme del MIR Italia per le dichiarazioni del Ministro della difesa Crosetto [*EN]

Comunicato stampa 

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SCONCERTO DEL M.I.R. ITALIA PER LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO DELLA DIFESA 

L’intervista rilasciata dal Ministro della Difesa Guido Crosetto (LA STAMPA del 29.01.2024 ) suscita sconcerto tra gli attivisti per la pace e la nonviolenza per i toni apertamente militaristi e bellicosi di un discorso che lo stesso ministro riconosce “difficile da accettare”. Incalzato dalle domande Di F. Olive, infatti, Crosetto ha definito l’invio di navi militari italiane nel Mar Rosso una “priorità”, poiché “c’è una guerra commerciale in atto che vuole alterare le regole globali”, per cui sarebbe giustificato ed urgente l’intervento della nostra Marina.

«Con poche ma preoccupanti battute – commenta Ermete Ferraro, presidente dello storico Movimento Internazionale dalla Riconciliazione – il titolare della Difesa ha informato gli italiani che mobilitarsi per combattere ‘guerre commerciali’ è legittimo e doveroso, sottolineando che la natura difensiva della presenza di navi militari italiane nel mar Rosso potrebbe esplicarsi non solo rispondendo a eventuali attacchi, ma perfino “anticipandoli”. Cosa che, invece, è in stridente contrasto sia coll’art. 51 della Carta dell’O.N.U. (“diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato…”), sia con l’art. 11 della nostra stessa Costituzione, ma purtroppo in linea con la deviante dottrina statunitense della c.d. “legittima difesa preventiva”.»

Per Crosetto, lo scenario peggiore sarebbe “doversi difendere sul proprio territorio” (senza peraltro escludere di “intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi italiani”) e pertanto auspica che cambi il ruolo delle forze armate, formando inoltre una ‘riserva militare’ costituita da volontari che affianchino le forze regolari, in caso di necessità. Alla domanda se si tratti di ‘una svolta militarista’, il ministro Crosetto ha affermato che non si vuole la guerra e che i riservisti sarebbero solo un supporto alla difesa, in base ad una “visione non ideologica ma pragmatica”.

«Il M.I.R. Italia ritiene però che siamo di fronte a un’innegabile svolta, connotata da un palese sdoganamento dell’ideologia militarista e bellicista, motivato dalle pressioni della NATO e dagli interessi della lobby militar-industriale. Il nostro movimento, pacifista e disarmista, lancia pertanto l’allarme e chiama gli italiani – in particolare i giovani – a manifestare la loro contrarietà, dichiarando preventivamente la loro obiezione ad ipotesi di ulteriori spese militari ed a nuovi reclutamenti di personale militare, denunciando anche l’insidiosa infiltrazione delle forze armate nel nostro sistema scolastico e universitario» ha concluso Ferraro.

29 gennaio 2024

 

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Parole di speranza per la pace in Terra Santa – dal presidente dell’IFOR

Estratto dalla Lettera del presidente dell’IFOR del 23 gennaio 2024, indirizzata a tutte le branche dell’IFOR

“Care sorelle e cari fratelli,vi porgo i miei migliori auguri di pace e serenità per il nuovo anno, anche se la prevalenza della guerra e della violenza nel nostro mondo rende difficile scambiarsi tali auguri, come nel caso del mio popolo e della popolazione di Gaza in particolare. Per 110 giorni abbiamo vissuto un genocidio a causa dei bombardamenti e dell’assedio totale, ora accelerato dalla fame, dalla carenza di acqua, dalla distruzione delle strutture e dei servizi medici e dalle temperature rigide. La maggior parte delle infrastrutture di Gaza è stata ridotta in macerie, insieme a più di 25.000 persone accertate finora.  È probabile che, sotto gli occhi del mondo, 2,2 milioni di abitanti di Gaza periranno nelle prossime settimane e mesi. Abbiamo un disperato bisogno di un cessate il fuoco ora, di togliere l’assedio in modo che gli aiuti umanitari possano entrare e di chiedere l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e palestinesi. Abbiamo bisogno di un piano per una pace giusta in Terra Santa, affinché tutti noi possiamo vivere liberamente. Secondo le parole del Rev. Dr. Martin Luther King, Jr. dobbiamo diventare una “Comunità amorevole” dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo.

Vi rivolgo, care Sorelle e cari Fratelli, a nome dell’IFOR, un impegno sempre rinnovato per la giustizia e la pace attraverso la non violenza e il diritto umano di non uccidere o essere uccisi. Il nostro mondo ha bisogno che noi ci assumiamo la responsabilità individuale e collettiva e un impegno rinnovato per cambiare la cultura della guerra, del razzismo e dell’avidità che dominano drammaticamente e sempre più il nostro mondo. Prego per tutti coloro che soffrono a causa della guerra e della violenza omicida in tutto il mondo: a Gaza, in Cisgiordania, a Gerusalemme Est, in Israele, nello Yemen e in tutto il Medio Oriente. Preghiamo per l’Afghanistan, l’Ucraina, la regione del Sahel e dei Grandi Laghi in Africa, con preghiere speciali per la Repubblica Democratica del Congo, la Repubblica Centrafricana, il Sudan, la Somalia, l’Etiopia e il Mali. Continuiamo a pregare per il Myanmar, la Colombia e le regioni dilaniate dalla guerra dell’America centrale e meridionale, compreso il Messico che è in guerra con i cartelli della droga, armati di armi statunitensi che ogni giorno attraversano il confine. Preghiamo per gli oltre 110 milioni di sfollati forzati in tutto il mondo e per i 150 milioni di senzatetto a causa della povertà. Preghiamo per il giorno in cui potremo coraggiosamente trasformare le spade in aratri. […]

Per concludere, care sorelle e cari fratelli, sono profondamente grato al Sudafrica per aver portato il caso del genocidio di Israele a Gaza davanti alla Corte internazionale di giustizia. Questa iniziativa è un raggio di luce e di speranza per me e per tutto il popolo palestinese in questo nuovo anno. Anzi, è un raggio di luce e di speranza per tutte le persone nella Terra Santa. Chiedo a tutti di sollecitare il proprio Paese a sostenere la richiesta del Sudafrica prima che sia troppo tardi. Prego che la tragica violenza sul campo in Palestina-Israele diventi un punto di svolta per la trasformazione, la coesistenza e il cambiamento nella regione e nel mondo.

Vi lascio con questa bellissima canzone collettiva per il cessate il fuoco, con Ayanna Gregory. Riscalda il cuore spezzato.

In pace e amicizia

Zoughbi Zoughbi

Presidente IFOR”

 

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Il MIR scrive alla Corte lituana a sostegno di Olga Karach

*Read in English below

Da oltre quattro mesi è stata lanciata a livello internazionale la Campagna #Protection4Olga a cura di diverse organizzazioni tra cui War Resisters International, Connection e.V, European Bureau for Conscientious Objection, International Peace Bureau . . . 
L’iniziativa internazionale riguarda Olga Karach peace-builder e attivista per i diritti umani bielorussa che da tempo cerca protezione in Lituania. Il 18 agosto scorso, le autorità lituane preposte alle procedure per l’immigrazione hanno respinto la sua richiesta di asilo politico concedendole un permesso di soggiorno di un anno che non garantisce alcuna protezione per lei e la sua famiglia, in esilio proprio perchè perseguitati dal regime di Lukashenko.
Olga fa parte dell’opposizione bielorussa e ha dovuto lasciare il suo Paese nel 2020. Olga è anche la direttrice dell’organizzazione per i diritti umani “Our House” che si occupa di diritti umani e civili in Bielorussia e contro una possibile partecipazione diretta della Bielorussia nella guerra in Ucraina. Il suo lavoro riguarda pertanto anche la difesa del diritto umano all’obiezione di coscienza al servizio militare che è stato anche al centro della campagna “No means No” lanciata proprio agli albori della guerra in Ucraina.

Oggi, 3 gennaio 2024 si svolge una nuova udienza a Vilnius presso l’Alta corte amministrativa, sulla vicenda di Olga Karach. Questa volta, però, le autorità lituane, hanno stabilito che la seduta si tiene a porte chiuse e senza la presenza dell’interessata e del suo avvocato.
Diverse organizzazioni internazionali e nazionali hanno deciso pertanto di continuare a fare appello e chiedere nuovamente #Protection4Olga. In particolare sono state inviate nelle ultime settimane numerose lettere di sostegno per Olga e a comprova del suo encomiabile lavoro a difesa dei diritti umani; tutte queste lettere sono stata presentate alla Corte dal suo avvocato con la speranza che sia riconosciuta l’urgenza e l’obbligo internazionale di garantire la protezione di coloro la cui vita è a rischio a motivo del proprio impegno per i diritti umani.
La Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, adottata nel 1998, fa riferimento a “individui, gruppi e associazioni…che contribuiscono…all’effettiva eliminazione di tutte le violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei popoli e degli individui”.
Gli Stati hanno l’obbligo di proteggere tutti i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti i cittadini e i difensori dei diritti umani, come affermato nella risoluzione 66/164 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, sono esposti a gravi rischi a causa di minacce, attacchi e intimidazioni che spesso mettono in pericolo la loro stessa vita.
Le lettere inviate per essere sottoposte alla corte contengono argomentazioni riguardanti:
i metodi di lavoro delle Organizzazioni Non Governative impegnate nella promozione e nella tutela dei diritti umani;
il diritto di riunione e alla libertà delle organizzazioni per i diritti umani;
il lavoro di Olga Karach in difesa dei diritti umani.

Qui è possibile leggere la lettera completa sottoscritta da alcune organizzazioni italiane, incluso il MIR, che aderiscono anche alla Campagna internazionale #ObjectWarCampaign (Campagna internazionale di obiezione alla guerra) che è stata lanciata lo scorso 21 settembre, Giornata internazionale della pace, per chiedere alle istituzioni europee di dare protezione e asilo agli obiettori e ai disertori russi, ucraini e bielorussi. La campagna include anche una petizione online che può essere firmata qui.
In Italia, aderiscono alla Campagna #ObjectWarCampaign il Movimento Internazionale della Riconciliazione – MIR Italia, Un ponte per, Giuristi Democratici, Pressenza, Pax Christi, Movimento Nonviolento, Centro Studi Sereno Regis.
Il lavoro di Olga è molto prezioso per tutelare i diritti umani anche dei cittadini bielorussi che si rifiutano di uccidere e di imbracciare le armi e per questo motivo sono anche a rischio della pena capitale che è stata reintrodotta nel paese.
Anche per questo motivo numerose organizzazioni non governative, incluse quelle italiane, hanno chiesto rispettosamente alla corte di allegare al caso eA2701-575/2023 il loro intervento sulla libertà di associazione delle organizzazioni non governative che operano nel campo dei diritti umani.
La lettera sottolinea inoltre che Olga Karach e la sua organizzazione hanno prodotto o contribuito a molte attività di monitoraggio dei diritti umani, i cui risultati sono disponibili al pubblico.
I rappresentanti delle Organizzazioni non governative, tra cui MIR Italia, auspicano che queste “argomentazioni possano contribuire a garantire un ambiente stabile e sicuro per i difensori dei diritti umani, compresi quelli in esilio, in Lituania e quindi anche per Olga Karach e la sua famiglia.

Le ultime notizie da Vilnius informano che alcuni giornalisti hanno cercato inutilmente di entrare oggi in aula e che la decisione della Corte dovrebbe essere comunicata il 10 gennaio.

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English version

More than four months ago, the #Protection4Olga Campaign was launched internationally by several organizations including War Resisters International, Connection e.V, European Bureau for Conscientious Objection, International Peace Bureau…
The international initiative concerns Olga Karach peace-builder and human rights activist from Belarus who has been seeking protection in Lithuania for some time. Last 18 August, the Lithuanian authorities in charge of immigration procedures rejected her application for political asylum, granting her a one-year residence permit that provides no protection for her and her family, who are in exile precisely because they are persecuted by the Lukashenko regime.
Olga is a member of the Belarusian opposition and had to leave her country in 2020. Olga is also the director of the human rights organisation ‘Our House’, which focuses on human and civil rights in Belarus and against a possible direct involvement of Belarus in the war in Ukraine. Her work therefore also concerns the defence of the human right to conscientious objection to military service, which was also the focus of the ‘No means No’ campaign launched at the very dawn of the war in Ukraine.

Today, 3 January 2024, a new hearing takes place in Vilnius at the High Administrative Court on the case of Olga Karach. This time, however, the Lithuanian authorities have stated that the hearing will be held behind closed doors and without the presence of the person concerned and her lawyer.
Several international and national organisations have therefore decided to continue to appeal and call for #Protection4Olga again. In particular, numerous letters have been sent in recent weeks in support of Olga and in recognition of her commendable work in the defence of human rights; all of these letters have been submitted to the Court by her lawyer in the hope that the urgency and international obligation to ensure the protection of those whose lives are at risk because of their commitment to human rights will be recognised.
The United Nations Declaration on Human Rights Defenders, adopted in 1998, refers to ‘individuals, groups and associations…contributing…to the effective elimination of all violations of human rights and fundamental freedoms of peoples and individuals’.
States have an obligation to protect all human rights and fundamental freedoms of all citizens and human rights defenders, as stated in UN General Assembly resolution 66/164, are exposed to grave risks from threats, attacks and intimidation that often endanger their very lives.
The letters sent for submission to the court contain arguments concerning:
the working methods of Non-Governmental Organisations engaged in the promotion and protection of human rights;
the right of assembly and freedom of human rights organisations;
Olga Karach’s work in defence of human rights.

Here you can read the full letter signed by a number of Italian organisations, including MIR, which also adhere to the International #ObjectWarCampaign (International Campaign to Object to War) that was launched this past 21 September, International Day of Peace, to ask European institutions to grant protection and asylum to Russian, Ukrainian and Belarusian objectors and deserters. The campaign also includes an online petition that can be signed here.
In Italy, the following are joining the #ObjectWarCampaign: Movimento Internazionale della Riconciliazione – MIR Italia, Un ponte per, Giuristi Democratici, Pressenza, Pax Christi, Movimento Nonviolento, Centro Studi Sereno Regis.
Olga’s work is very valuable in protecting the human rights also of Belarusian citizens who refuse to kill and bear arms and for this reason are also at risk of the death penalty that has been reintroduced in the country.
This is also the reason why numerous non-governmental organisations, including Italian ones, respectfully asked the court to attach their intervention on the freedom of association of non-governmental organisations working in the field of human rights to case eA2701-575/2023.
The letter also points out that Olga Karach and her organisation have produced or contributed to many human rights monitoring activities, the results of which are publicly available.
The representatives of non-governmental organisations, including MIR Italy, hope that these arguments will help to ensure a stable and safe environment for human rights defenders, including those in exile, in Lithuania and thus also for Olga Karach and her family.

The latest news from Vilnius reports that some journalists tried unsuccessfully to enter the courtroom today and that the court’s decision is expected to be announced on 10 January.

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Campagna internazionale #protection4olga -Olga Karatch

CAMPAGNA INTERNAZIONALE
PROTEZIONE E ASILO PER LA DIFENSORA DEI DIRITTI UMANI OLGA KARATCH

#protection4olga

23 agosto 2023

A seguito del diniego dell’asilo politico da parte delle autorità lituane per la difensora dei diritti umani bielorussa Olga Karatch (Volha Karach), è stata appena lanciata la Campagna internazionale #protection4olga per chiedere protezione e asilo per la direttrice dell’organizzazione “Our House” che da anni si batte per i diritti umani in Bielorussia, compreso il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare, e per questo è perseguitata e rischia la pena capitale nel proprio paese di origine dove è stata definita “terrorista”.
Il 18 agosto scorso la Lituania ha negato l’asilo politico definendo Olga Karatch “persona che rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale della Repubblica di Lituania”. Le è stato invece concesso un permesso di residenza nel paese della durata di un anno.
Aderiamo convintamente alla Campagna internazionale perché sia data immediata protezione alla difensora dei diritti umani Olga Karatch.
La Dichiarazione ONU sui difensori dei diritti umani adottata nel 1998 fa riferimento a “al lavoro di individui, gruppi e associazioni che contribuiscono all’effettiva eliminazione di tutte le violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei popoli e degli individui”.
Olga Karatch, tramite l’organizzazione che dirige “Our House” ha all’attivo numerose attività di monitoraggio e difesa dei diritti umani in Bielorussia e di cittadini bielorussi rifugiatisi in altri paesi -come ad esempio in Lituania- e per questo motivo la sua organizzazione è anche stata scelta dall’International Peace Bureau per essere candidata al Premio Nobel per la Pace 2024, insieme con il Movimento russo per gli obiettori di coscienza e il Movimento pacifista ucraino.
Gli Stati hanno l’obbligo di proteggere tutti i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti i cittadini e i difensori dei diritti umani, esposti a gravi rischi tramite minacce, attacchi e intimidazioni sia a livello locale che nazionale, sia i periodi di conflitti armati che di peace-building, come affermato nella Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU 66/164.
Esprimiamo profonda preoccupazione nel constatare che spesso le misure relative alla sicurezza nazionale e alla lotta al terrorismo, sono usate impropriamente per colpire i difensori dei diritti umani o ostacolano il loro lavoro e compromettono la loro sicurezza in modo contrario al diritto internazionale, così come affermato nella Risoluzione 22/6 del 2013 del Consiglio ONU dei Diritti Umani sulla difesa dei difensori dei diritti umani che impegna tutti gli Stati a proteggere e non criminalizzare coloro che si adoperano per la difesa dei diritti umani.
• Ci appelliamo per tanto alle massime autorità lituane, al Presidente della Repubblica della Lituania, al Primo Ministro e al Ministro degli Esteri affinché rispettino gli standard internazionali e assicurino protezione e asilo per la difensora dei diritti umani e peace-builder di origine bielorussa Olga Karatch che si è rifugiata in Lituania.
• La Lituania è anche membro dell’Unione Europea. Ci rivolgiamo pertanto anche alle istituzioni europee e ai paesi membri che, come indicato nelle Linee guida dell’UE sui difensori dei diritti umani, dovrebbero essere fermamente impegnate nel proteggerli.
• Ci rivolgiamo anche al governo italiano affinché si attivi per la protezione dei difensori dei diritti umani sia garantita sempre e ovunque.
• Invitiamo tutta la società civile, dai singoli cittadini, ai giornalisti e ai rappresentanti istituzionali in Italia e in tutta Europa ad attivarsi a difesa dei diritti umani e di coloro che li difendono.

Centro Studi Sereno Regis
Giuristi Democratici
Movimento Internazionale della Riconciliazione (branca italiana dell’IFOR)
Pax Christi Italia (branca italiana di Pax Christi International)
Pressenza Italia (sezione italiana di Pressenza International)
Un Ponte Per

Clicca qui per scaricare il Comunicato ufficiale.


COME CONTRIBUIRE ALLA CAMPAGNA #PROTECTION4OLGA

Clicca qui per scaricare un modello in Word di lettera in inglese da indirizzare alle autorità lituane per sostenere la richiesta di asilo per Olga Karatch.

  • Condividi sui social e gli altri canali comunicativi i materiali grafici a disposizione (Clicca qui) e il comunicato. Utilizza hashtag #protection4olga ed anche #ObjectWarCampaign.
  • Contatta le istituzioni, i parlamentari, i giornalisti in Italia e tutta Europa e sostieni un’azione a favore della protezione di Olga Karatch.
  • Sostieni le spese legali in corso per Olga Karatch, facendo una donazione direttamente a Our House:
    Banca: Siauliu Bankas AB
    IBAN: LT567180300008700065
    SWIFT (BIC): CBSBLT26
    causale: protecion4olga
    Indirizzo banca: Tilzes g.149 76348 Siauliu Lithuania
    Nome dell’organizzazione: VšĮ Tarptautinis pilietinių iniciatyvų centras „Mūsų namai“ [Our House/Nash Dom]
    Indirizzo dell’organizzazione: Vilniaus r. sav., Zujūnų sen., Buivydiškių k., Pamedės g. 6
    Numero di registrazione: 303223926
    Contatti: tel. +370 (5) 215 7190  finance@nash-dom.info

Approfondimenti sul lavoro di Our House e la sua direttrice Olga Karatch

  • Report sulla situazione di obiettori di coscienza bielorussi https://news.house/60784
  • Report sulla situazione dei rifugiati in Lituania https://news.house/60802

 

 

Per ulteriori informazioni contattaci.

Appello a sostegno del pacifista ucraino Yurii Sheliazhenko

  • read the original Appeal in English below.

APPELLO A SOSTEGNO DEL PACIFISTA UCRAINO YURII SHELIAZHENKO

5 agosto 2023

A nome delle branche firmatarie della International Fellowship of Reconciliation (IFOR), esprimiamo il nostro sgomento e la nostra profonda preoccupazione per la decisione di accusare Yurii Sheliazhenko, segretario esecutivo del Movimento Pacifista Ucraino (UPM), di “giustificazione dell’aggressione russa”.
Come riportato, il 3 agosto 2023 Sheliazhenko è stato vittima di intimidazioni da parte del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) che ha fatto irruzione nel suo appartamento a Kiev e lo ha perquisito, sequestrando il suo computer portatile, il telefono cellulare e i documenti dell’UPM.
L’accusa si basa esclusivamente sul documento “Agenda di pace per l’Ucraina e il mondo”, adottato dall’UPM in occasione della Giornata internazionale della pace 2022, il 21 settembre, e successivamente inviato all’Ufficio del Presidente dell’Ucraina. Il documento invita alla pace, condanna l’aggressione russa, esorta a proteggere il diritto umano di rifiutarsi di uccidere e fa appello a una soluzione pacifica del conflitto armato.
Condividiamo l’allarme espresso da molte organizzazioni per gli eventi sopra citati.
Siamo membri dell’International Fellowship of Reconciliation, il più antico movimento per la pace a base spirituale, fondato nel 1914 con l’impegno alla nonviolenza e alla pace, rifiutando di portare armi e opponendosi alla guerra.
Il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare è un diritto umano inerente al diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione ed è direttamente collegato al diritto alla pace.
Sheliazhenko e l’UPM hanno lavorato diligentemente per la pace e hanno dato un contributo eccezionale per proteggere i diritti umani ovunque, anche nei contesti più difficili come la guerra. Sono difensori dei diritti umani che lavorano per proteggere i diritti degli obiettori di coscienza in Ucraina e per promuovere la pace.
Per queste stesse ragioni l’International Peace Bureau ha appena scelto di candidare l’UPM al Premio Nobel per la Pace 2024.
La difesa della pace e dei diritti umani è l’investimento più prezioso per il benessere dell’umanità. Sheliazhenko ha dimostrato e dichiarato in più occasioni il suo impegno per la nonviolenza e questo rappresenta la speranza concreta di un mondo senza la tragedia della guerra.
Chiediamo alle autorità ucraine e alla Corte che si pronuncerà sul caso di Sheliazhenko di ritirare tutte le accuse e di tutelare pienamente i suoi diritti umani, in linea con gli standard internazionali.
Assistiamo troppo spesso alla repressione e alla stigmatizzazione dei discorsi sulla pace e alla conseguente violazione dei diritti umani; nel vicino Paese dell’Ucraina, la Russia, manifestare contro la guerra è criminalizzato.
Ci appelliamo quindi al governo ucraino affinché protegga i discorsi di pace (#FreePeaceSpeech) nel Paese e garantisca la sicurezza di coloro che li sostengono e di coloro che si oppongono alla guerra a causa della loro coscienza.
La libertà di pensiero, di coscienza e di religione è un diritto inderogabile, come la libertà di espressione, e continua ad applicarsi indipendentemente dalla situazione di conflitto armato.

Ermete Ferraro, Presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR) – Italia
Kiyoshi Mito, Chairman della  Fellowship of Reconciliation (JFOR) – Giappone
Makios Phiri, Coordinatore della Fellowship of Reconciliation – Zimbabwe
Henk Baars, Chairman di Kerk en Vrede – Olanda
Irmgard Ehrenberger, Direttore esecutivo di Internationaler Versöhnungsbund – Austria

Clicca qui per scaricare l’Appello congiunto originale, in inglese.


-original English version

APPEAL TO SUPPORT UKRAINIAN PACIFIST YURII SHELIAZHENKO

#FreePeaceSpeech

August 5th 2023

On behalf of the signatory branches of the International Fellowship of Reconciliation (IFOR), we express our dismay and deep concern for the decision to charge Mr. Yurii Sheliazhenko, executive secretary of the Ukrainian Pacifist Movement (UPM), with “justification of Russian aggression”.

As reported, on August 3rd 2023 Mr. Sheliazhenko has been victim of harassment by Security Service of Ukraine’s (SBU) who broke into his apartment in Kyiv and searched it, seizing his laptop, mobile phone and documents of the UPM.

The charge is based solely on the document “Peace Agenda for Ukraine and the world” which has been adopted by the UPM on the 2022 International day of Peace, September 21st, and subsequently sent to the Office of the President of Ukraine. The document calls for peace, condemns the Russian aggression, urges protection of the human right to refuse to kill and appeals for a peaceful solution of the armed conflict.

We share the alarm expressed by many organizations over the above events.

We are members of the International Fellowship of Reconciliation, the oldest spiritual based peace movement, founded in 1914 with the commitment to nonviolence and peace by refusing to bear weapons and objecting to war.

The right to conscientious objection to military service is a human right inherent to the right to freedom of thought, conscience and religion and is directly linked to the right to peace.

Mr. Sheliazhenko and the UPM have been diligently working for peace and have been making outstanding contributions to protect human rights anywhere even among the hardest context such as war is. They are human rights defenders working to protect the rights of conscientious objectors in Ukraine and to foster peace.

For these same reasons the International Peace Bureau has just chosen to nominate the UPM for the 2024 Nobel Peace Prize.

Standing for peace and human rights is the most precious investment for the wellbeing of humankind. Mr. Sheliazhenko has shown and declared on several occasions his commitment to nonviolence and this represents the actual hope for a world without the tragedy of war.

We call on the Ukrainian authorities and the Court which will rule on Sheliazhenko’s case to drop all charges and fully protect his human rights, in line with international standards.

We are witnessing too often the repression and stigma on peace speech and the consequent violation of human rights; in Ukraine’s neighbouring country, Russia, manifesting against war is criminalized.

We appeal therefore to the Ukrainian government to protect peace speech (#FreePeaceSpeech) in the country and ensure the safety of those who stand for it and of those who object war because of their conscience.

Freedom of thought, conscience and religion is a non-derogable right, like freedom of expression, and it continues to apply regardless of a situation of armed conflict.

 

Ermete Ferraro, President of Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR) – Italy
Kiyoshi Mito, Chairman of Fellowship of Reconciliation (JFOR) – Japan
Makios Phiri, Coordinator of Fellowship of Reconciliation – Zimbabwe
Henk Baars, Chairman of Kerk en Vrede – The Netherlands
Irmgard Ehrenberger, Executive director of Internationaler Versöhnungsbund – Austria

 

Click here to download the orginal Joint Appeal.

International Peace Bureau: Premio Nobel per la Pace agli obiettori russi, ucraini e bielorussi

Comunicato Stampa

L’International Peace Bureau (IPB) ha annunciato l’intenzione di candidare al Premio Nobel per la Pace 2024 tre importanti organizzazioni che si occupano del diritto all’obiezione di coscienza.

-read here the English version of the Press Release-

4 agosto 2023

L’International Peace Bureau (IPB) ha annunciato l’intenzione di candidare al Premio Nobel per la Pace 2024 tre straordinarie organizzazioni incentrate sul diritto all’obiezione di coscienza

Berlino, Germania – L’International Peace Bureau (IPB) ha annunciato l’intenzione di candidare al Premio Nobel per la Pace 2024 tre organizzazioni eccezionali: il Movimento russo degli obiettori di coscienza, il Movimento pacifista ucraino e l’organizzazione bielorussa “Our House”. La decisione di candidare queste tre organizzazioni testimonia la loro costante dedizione nel sostenere il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare e nel promuovere i diritti umani e la pace nei rispettivi Paesi.

Il Premio Nobel per la pace è uno dei riconoscimenti più apprezzati al mondo e premia individui e organizzazioni che hanno dato contributi significativi alla ricerca della pace e dell’armonia. Il periodo di candidatura per il premio 2024 si aprirà il 1° settembre 2023 e le candidature saranno prontamente presentate per essere prese in considerazione.

Il Movimento russo degli obiettori di coscienza (https://stoparmy.org/), il Movimento pacifista ucraino (http://pacifism.org.ua/) e la bielorussa “Our House” (https://news.house/) hanno dimostrato un’eccellenza e una dedizione senza pari nel loro impegno di difensori della pace, dell’obiezione di coscienza e dei diritti umani, soprattutto dopo l’inizio della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, il 24 febbraio 2022, e nonostante la considerevole stigmatizzazione che ogni organizzazione ha dovuto affrontare da allora.

Il diritto fondamentale all’obiezione di coscienza al servizio militare è un diritto umano intrinseco nel diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, come tutelato dall’articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR). Questo diritto rimane inalienabile, anche durante i periodi di emergenza pubblica, come esplicitamente dichiarato nell’articolo 4(2) dell’ICCPR. Il sostegno dell’obiezione di coscienza è un mezzo concreto per contribuire alla pace. Di conseguenza, diventa imperativo sottolineare e salvaguardare questo diritto umano fondamentale, soprattutto in tempo di guerra.

Anche di fronte all’intensificarsi delle minacce, i tre movimenti continuano a impegnarsi per aiutare le persone che si oppongono alla guerra e alla mobilitazione militare. La loro attenzione si concentra in particolare sul sostegno a coloro che subiscono persecuzioni, torture e incarcerazioni. Questo impegno comprende tutti i casi di reclutamento forzato e violento negli eserciti partecipanti, nonché la persecuzione degli obiettori di coscienza, dei disertori e dei dimostranti nonviolenti contro la guerra.

“Siamo umili e onorati di candidare questi tre straordinari movimenti al Premio Nobel per la Pace. Il loro coraggio nel difendere il diritto all’obiezione di coscienza e i loro instancabili sforzi per promuovere la pace e i diritti umani sono di ispirazione per tutti noi”, ha dichiarato Philip Jennings, co-presidente dell’IPB.

Nominando questi tre movimenti, cerchiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del diritto all’obiezione di coscienza, promuovendo la pace e i diritti umani. Inoltre, ci auguriamo che l’annuncio di questa candidatura possa ricordare e fare pressione sui governi e sulle nazioni di tutto il mondo affinché rispettino il diritto all’obiezione di coscienza nei loro Paesi e forniscano alternative al servizio militare per coloro che si oppongono. Ciò include il diritto di asilo per gli obiettori di coscienza costretti a fuggire dal proprio Paese per evitare il servizio militare.

Chiediamo ad altre organizzazioni e in particolare ai Premi Nobel per la Pace di tutto il mondo di sostenere questa candidatura. Insieme, le nostre voci a sostegno dell’obiezione di coscienza possono proteggere coloro che mettono in gioco la propria vita per difendere le loro convinzioni e i loro compatrioti che rifiutano la guerra e la violenza.

Il processo di selezione dei vincitori del Premio Nobel per la Pace è altamente competitivo e viene condotto da stimati comitati dedicati al riconoscimento degli sforzi di pace in tutto il mondo. Crediamo fermamente che questi tre movimenti siano tra i candidati più meritevoli di questo prestigioso riconoscimento.

Scarica qui il Comunicato stampa ufficiale in inglese.


Informazioni sull’IPB

L’International Peace Bureau si dedica alla visione di un mondo senza guerra. Il suo attuale programma principale è incentrato sul disarmo per lo sviluppo sostenibile e, all’interno di questo, si concentrano principalmente sulla riallocazione delle spese militari. Sono premio Nobel per la pace (1910); nel corso degli anni, 13 dei loro funzionari sono stati insigniti del premio Nobel per la pace.

Maggiori informazioni qui.

In memoria di Monsignor Luigi Bettazzi

Vescovo Luigi Bettazzi, Beato costruttore di Pace

La notizia della morte del Vescovo Luigi Bettazzi è velocemente circolata sui social, suscitando generale commozione, ricordi e parole di stima e affetto. Posso dire della Diocesi di Ivrea, dove è stato Vescovo dal 1966 al 1999 e poi vescovo emerito fino ad oggi; gli volevano bene tutti (o quasi tutti) perché vicino alla gente, simpatico, affabile, umile e impegnato per un mondo migliore, per un’umanità fraterna, che sappia vivere nella pace e nella “convivialità delle differenze”, come diceva don Tonino Bello, suo amico e confratello, successore alla guida di Pax Christi.
Come si può narrare in un articolo una vita lunga quasi un secolo? Lo incontrai per la prima volta quando aveva 53

anni, di cui tredici vissuti come vescovo ausiliare a Bologna poi a Ivrea, aveva già partecipato allo straordinario evento del Concilio Vaticano II ed era Presidente del Movimento Pax Christi. Questi tre impegni, hanno contrassegnato sempre la sua vita, con tutti i valori soggiacenti, a cominciare dalla fede in Gesù Cristo, l’amore per Dio e per il prossimo, la Chiesa, la pace, la vita di ogni essere umano, la giustizia e i diritti di ciascuno. Conoscendo la sua fama di vescovo progressista, io che stavo in una fase di orientamento della mia vita, lo cercai e gli parlai a Roma, dove era per una riunione di vescovi. Mi disse che avrei potuto andare a Ivrea, dove poter fare il servizio civile come obiettore di coscienza presso la Casa dell’Ospitalità, che lui aveva voluto per ospitare persone in difficoltà. Ecco: il Vescovo Luigi non solo parlava  bene, ma era uomo di azione. Aveva un carattere dolce e forte, socievole e autorevole, disposto al dialogo e fermo nelle sue convinzioni, pronto a difendere i diritti delle persone e i progetti sociali anche a costo di scontentare qualcuno.
La scelta della giustizia e dei diritti, la scelta dei poveri e degli oppressi, lo portava inevitabilmente a criticare i potenti. Ma cercava di farlo con garbo, tenendo sempre presente che “quando punti il dito contro qualcuno, ne punti tre contro di te”. Questo principio e la responsabilità di pastore di una Chiesa Diocesana lo portava a evitare scelte e critiche dirompenti, anche all’interno della Chiesa Cattolica, lenta e restia all’applicazione delle istanze del Concilio che Lui cercava di attuare. Così quando qualcuno lo sollecitava a prendere posizioni più progressiste, diceva “tengo famiglia”, cioè ho una chiesa, un popolo, con cui devo camminare. Lui davanti, ma non staccato dalla sua gente; vicino, unito al popolo di Dio, al suo servizio,  attivo nell’indicare e avviare la strada da percorrere insieme. Talvolta la indicava con gesti clamorosi: mettendosi in piazza con gli operai che scioperavano e con i pacifisti che manifestavano per la pace e l’obiezione di coscienza, contro le guerre, le spese militari e l’energia nucleare. Ha avuto la forza di offrirsi come ostaggio delle Brigate Rosse al posto di Aldo Moro e il coraggio di andare nel 1992 a Sarajevo con 500 pacifisti a chiedere di fermare la guerra.
Ammirava Gesù e i martiri, e come loro non avrebbe disdegnato di dare anche la vita per una causa giusta. Ma stava attento ad avere vicino il suo popolo. Voleva una chiesa partecipata e una società democratica, dove si convive tra diversi e dove si cercano insieme le soluzioni ai problemi. La sinodalità è stato lo stile del suo episcopato: “Cristo ci unisce per pregare e per servire” e “Per una Chiesa giovane al servizio del mondo” sono i testi scritti dalla Diocesi di Ivrea in anni di incontri diocesani. Dopo il primo Sinodo diocesano dell’84-86, fece il secondo nel 95-96 sulla Parola di Dio, indicata come suprema ispiratrice della vita dei cristiani e della Chiesa. Per dire quanto ci tenesse a stare con la gente ha scritto, tra i suoi circa 40 libri, uno intitolato “Farsi uomo” e un altro “Farsi donna, farsi giovane, per la pace”. Mentre con gli adulti generalmente il dialogo gli riuscì bene, con i giovani non ha avuto tanto successo, nonostante vari tentativi mediante le giornate a loro dedicate e i libri come “Ateo a 18 anni?” scritto nel 1982 (che adottai come libro di testo di religione per le classi quinte, con le quali gli organizzai un incontro) e “Egoista a 18 anni?” scritto nel 2019.
In particolare per i giovani scrisse nell’83 il libretto “Il cristiano e la pace”, che ha in copertina un biondo giovane con capelli lunghi, la tuta mimetica e l’elmetto in mano con dentro una bianca colomba. All’educazione alla pace e alla nonviolenza teneva molto. Ha ripetuto ancora “Da sempre sono per la nonviolenza”,  lo scorso 7 maggio, in piazza davanti al municipio di Ivrea, in occasione della “Staffetta dell’Umanità”, quando con chiarezza indicò le tre cose da perseguire per arrivare alla pace e far finire la guerra in Ucraina: creare una mentalità nonviolenta, insistere con la diplomazia e i negoziati, creare  e inviare forze di interposizione. La violenza, diceva, anche quella dell’invasore, si vince con la nonviolenza, non con una violenza maggiore. Mons. Bettazzi ha molto gradito lo slogan scelto da Papa Francesco per la Giornata della pace del 2017 “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”, perché richiamava la necessità di aggiungere alla scelta personale della nonviolenza – da sempre presente nella morale cristiana fondata sull’esempio di Gesù – la scelta della nonviolenza politica, organizzata, istituzionale, che parte dal ripudio della guerra, he è la massima violenza organizzata. Al sostegno del diritto all’obiezione di coscienza personale, Bettazzi univa il disarmo, la riconversione dell’industria bellica, la fine dei blocchi militari (la NATO), la critica al complesso militare-industriale che tanta responsabilità ha nel creare e alimentare le guerre. Si è impegnato in ogni modo per questo: cominciando con il promuovere le marce per la pace con Pax Christi all’ultimo giorno dell’anno, per finire e iniziare l’anno all’insegna della pace. Le ha fatte tutte, fino ad essere presente alla 55ma il 31 dicembre 2022 a Catania. Quante volte è intervenuto a manifestazioni e dibattiti sulla pace! Ricordo ad esempio di avere fatto insieme la manifestazione del 4 giugno 1988 da Caselle a Ciriè,  contro la militarizzazione della produzione industriale e del territorio della Valle di Lanzo e del Canavese,  quando egli fece il discorso introduttivo citando l’Enciclica Pacem in terris di Papa Giovanni nel 25° anniversario. Un mese fa ricordava ancora questa storica Enciclica nel 60° anniversario della sua pubblicazione. Ora lo immagino insieme a quel Papa buono, a Don Tonino Bello e a tutti gli altri innumerevoli testimoni, profeti, maestri di nonviolenza e di pace. Come loro Beato costruttore di Pace.

[seconda parte in lavorazione]

Pierangelo Monti